Il corpo non è una parte dell’uomo, una delle sue componenti di cui l’altra sarebbe l’anima o lo spirito (così che “siccome è morto, l’anima è andata in cielo e il corpo è diventato più leggero” come si dice nell’entrata del Vivo-morto).
Il corpo è l’uomo che si manifesta, è ciò che mi collega agli altri e al mondo, ciò attraverso cui mi esprimo e prendo coscienza di me stesso.
Nel circo il corpo raggiunge il massimo della comunicazione … se ne cura l’aspetto generale ed i particolari come i costumi, il trucco; se ne cura le capacità fisiche, se ne ricava il massimo di abilità e armonia.
Ma è proprio l’armonia del corpo che richiede “presenza di spirito”, volontà, concentrazione. Maritain, un filosofo laico mistico contemporaneo, ha detto “la gente comune non ha abbastanza mezzi per praticare la religione come vorrebbe la maggioranza dei predicatori” per sottolineare che in certe situazioni familiari e sociali diventa difficile, se non impossibile pregare.
E noi lo sappiamo bene. Viaggiare, piantare, spiantare, due o tre spettacoli, non si fa in tempo a riposarsi d’una fatica che subito se ne comincia un’altra. Ma non tutti i “predicatori”, che comunque non vogliono fare del mondo un convento, conoscono “i mezzi” della gente del circo: l’armonia.
Non si tratta della “preghiera” tradizionale, ma della ricerca silenziosa e tenace di se stessi, nel fare il vuoto dentro, concentrarsi, per prendere la distanza da ciò che ci circonda ed esprimersi nell’armonia del corpo e dello spirito.
È in quei momenti che è possibile fare spazio in noi stessi a Dio, permettergli di riempirci e farsi dono a noi: Dio non vive nelle nubi del cielo, ma è nell’uomo, è con l’uomo che si comunica, basta lasciargli un po’ di posto e un po’ di silenzio per percepire i deboli segni della sua forte presenza.
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